Il fondamentalista riluttante di Mohsin Hamid è un breve romanzo in cui viene raccontata la storia di un pakistano trapiantato negli Stati Uniti. Una critica all’imperialismo americano, economico e militare, corresponsabile della nascita e diffusione del terrorismo islamico. Uscito nel 2007 per Einaudi, si tratta del secondo romanzo di Mohsin Hamid, autore pakistano residente in Gran Bretagna. Nel nostro paese continua a essere pubblicato dall’editore torinese e nel 2023 è uscito L’ultimo uomo bianco, il suo quinto romanzo. In questo articolo provo a spiegare perché credo valga la pena leggere Il fondamentalista riluttante.
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Indice
Il fondamentalista riluttante di Mohsin Hamid
Perché ho letto Il fondamentalista riluttante
Mi sono trovato tra le mani questo libro in una delle mie periodiche visite alle bancarelle dell’usato di via Po a Torino. Ero alla ricerca di qualche romanzo non particolarmente lungo da proporre ai miei alunni. Avevo distrattamente sentito parlare del Fondamentalista riluttante, ma non ero stato particolarmente catturato dal titolo. Però trovarlo lì, in una edizione tascabile Einaudi praticamente nuova e a metà prezzo, mi ha convinto a prenderlo. A distanza di più di un anno, ho deciso di leggerlo, complice anche la sua brevità. E devo ammettere che non mi aspettavo di trovare una storia così interessante e ben costruita.
Cosa racconta Il fondamentalista riluttante
In circa 130 pagine, Il fondamentalista riluttante racconta la storia di Changez, un pakistano trapiantato negli Stati Uniti. Al centro del romanzo c’è la sua ascesa sociale e crescita sentimentale, ma c’è anche la storia recente degli Usa e del Pakistan. Due storie intrecciate, soprattutto a causa dell’imperialismo statunitense. Proprio quest’ultimo, del resto, è il motore della narrazione e potremmo considerare l’intero romanzo una critica alla violenza prevaricatrice americana.
Il racconto comincia con un incontro casuale tra Changez e uno statunitense. Siamo in Pakistan, precisamente in un mercato di Lahore, città di 14 milioni di abitanti di cui è originario lo stesso Mohsin Hamid. In questo mercato, i due uomini cominciano una conversazione che in realtà è un unico lungo monologo pronunciato dal protagonista-narratore.
Si oscilla tra passato e presente. Viene raccontato come Changez si sia laureato in una prestigiosa università americana e abbia trovato lavoro in una società che si occupa di analisi finanziarie. Un pakistano che diventa il perfetto americano dedito al lavoro e utile pedina del sistema capitalistico. L’autore credo riesca a raccontare bene questa ascesa economico-sociale e a far emergere le contraddizioni del mondo americano. L’attentato alle Torri gemelle, la guerra in Afghanistan e il conflitto tra Pakistan e India sono avvenimenti che coinvolgono emotivamente il protagonista, già molto provato da un amore tormentato di cui ci viene raccontato ogni dettaglio.
Come è scritto
Probabilmente le due cose più riuscite del Fondamentalista riluttante sono la costruzione narrativa e la voce narrante. Partiamo da quest’ultima. Come già accennato, il narratore del romanzo è autodiegetico, cioè racconta in prima persona i fatti di cui è protagonista. Sentiamo per tutta la storia la voce di Changez e vediamo i suoi pensieri, le sue ossessioni e le sue paure. L’alternarsi, poi, di piani temporali diversi, tra il presente della conversazione con lo sconosciuto americano e il passato della vita del protagonista-narratore, rende il ritmo narrativo veloce e coinvolgente. I dodici capitoli che compongono il romanzo si aprono e chiudono sempre in modo perfetto e il lettore va avanti con estremo piacere per seguire le vicende di questo giovane Pakistano. La curiosità di capire dove l’autore vuole andare a parare è sempre viva per tutta la lettura. Qualità non scontata, soprattutto in libri brevi come questo.
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Una citazione
“Chiedo scusa, signore, posso esserle d’aiuto? Ah, vedo che l’ho allarmata. Non si faccia spaventare dalla mia barba: io amo l’America. Mi sembrava che lei stesse cercando qualcosa; anzi, più che cercando, lei pareva in missione, e dato che io sono nativo di questa città e parlo la sua lingua, ho pensato di offrirle i miei servigi.”
Questo è l’incipit del Fondamentalista riluttante. Da queste poche righe si può intuire il modo in cui procede la narrazione, con la voce narrante che interagisce con un altro personaggio senza che questo prenda mai la parola. Un artificio retorico che ha un ottimo effetto narrativo e coinvolge il lettore in una storia ben congegnata.
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Cosa ne penso, in conclusione
Il fondamentalista riluttante credo sia un libro molto bello, nel quale Mohsin Hamid è riuscito a mettere insieme, in una forma narrativa coinvolgente, la vita del singolo e i grandi avvenimenti della storia mondiale. Si tratta di un racconto che mette l’accento sui deprecabili comportamenti statunitensi (in politica estera ma non solo) e sa raccontare con efficacia anche i tormenti di un uomo innamorato. Una bella voce narrante tiene incollato il lettore al libro e l’ottimo montaggio della storia fa scorrere con piacevolezza le circa 130 pagine che compongono il romanzo.