Le battute sul 2020 annus horribilis sono ormai un cliché. Quindi poche chiacchiere. Parto subito con le spiegazioni riguardo i migliori libri che ho letto nel 2020.
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Dieci libri mi sembravano francamente troppi, anche se le classifiche di solito hanno questo numerino magico come modello di riferimento. Sapete che io sono realisticamente legato alle possibilità del lettore medio e so bene che solo il 14,3% di chi legge ha finito almeno un libro al mese. Il che significa che la maggior parte delle persone che leggono non potrebbe stilare la propria personale Top Ten. Ecco perché ho deciso di limitarmi ad una Top Five, così nessuno si sente inetto e una parte più grande di chi legge può stilare la propria classifica dei libri preferiti del 2020.
Inoltre, ho deciso di aggiungere le 3 migliori sorprese dell’anno: cioè libri che non mi sarei aspettato mi piacessero e invece si sono rivelati davvero belli. Ciò detto, partiamo.
I migliori libri che ho letto nel 2020
5 – Lettera al padre di Franz Kafka
La lettera al padre (Feltrinelli) è un libricino piccolo, una sessantina di pagine, ma è di una potenza spiazzante. Si tratta di una lettera che Kafka avrebbe dovuto consegnare al padre, ma non ha mai avuto il coraggio di farlo. Cosa dice in questa lettera? Non certo cose belle. Si tratta di un vero e proprio j’accuse nei confronti della figura paterna, colpevole di aver condizionato (ovviamente in negativo) l’esistenza del giovane Franz. Un colpo al cuore. Non è un caso che sia tra i libri preferiti di Domenico Starnone.
4 – La chiave di Tanizaki Jun’ichiro
La chiave (Bompiani) è uno smilzo romanzo giapponese di una potenza narrativa fuori portata. Pubblicato nel 1956, racconta la storia di un uomo e una donna, marito e moglie, e della loro vita sessuale. Niente di esplicito, tutto è giocato sulle allusioni. Ma nonostante ciò la tensione erotica è palpabile. Il gioco, poi, diventa perverso quando vengono coinvolti anche la figlia della coppia e un giovane amico di famiglia. Non è solo grazie alla materia narrata che il lettore rimane incollato alla pagina, ma soprattutto grazie a una maestria narrativa fuori dal comune: Tanizaki, infatti, costruisce la storia alternando le pagine di diario scritte dal marito e quelle scritte dalla moglie. Davvero imperdibile.
3 – Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio di Remo Rapino
Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio (Minimum Fax) ha vinto il premio Campiello 2020. E la vittoria è stata meritatissima. Il protagonista della vicenda è Bonfiglio Liborio, un matto semianalfabeta che racconta in prima persona la sua storia. Oltre che un tuffo nella storia italiana del Novecento, credo valga la pena leggere questo libro per lo sguardo del protagonista. Remo Rapino è riuscito a creare un personaggio assolutamente indimenticabile. E il lavoro fatto sulla lingua, un misto tra italiano e dialetto abruzzese, merita davvero un applauso.
2 – La separazione del maschio di Francesco Piccolo
La separazione del maschio di Francesco Piccolo (Einaudi) è un romanzo bellissimo uscito nel 2008. L’autore casertano è riuscito a creare un’opera narrativa coesa e coerente. La storia è quella di un padre fedifrago, del rapporto con la figlia e della separazione dalla moglie. La narrazione è in prima persona e credo ci faccia capire come tante vite possano coincidere in una sola persona. A volte l’inconscio può scomparire e manifestarsi nelle azioni di un uomo. È un romanzo breve, ve ne consiglio caldamente la lettura. Ma vi avviso: non è certo per cuori puri.
1 – La città dei vivi di Nicola Lagioia
La città dei vivi di Nicola Lagioia (Einaudi) è un libro dal genere narrativo ibrido. Non è solo un romanzo, perché di inventato non c’è niente. Non è solo un reportage, perché non si ferma alla superficie. Racconta la storia di un omicidio, quello di Luca Varani, a opera di Manuel Foffo e Marco Prato. E racconta le conseguenze di questo omicidio. Una storia nera, inquietante perché ci mette davanti a un interrogativo spiazzante. Solitamente, temiamo di essere le vittime di qualcuno, ma se invece un giorno i carnefici diventassimo noi? La divisione tra vittima e carnefice, o tra innocente e colpevole, spesso, è molto più labile di quanto possiamo pensare. La città dei vivi ha avuto il grande merito di raccontare questo: anche noi possiamo trovarci dalla parte del male.
Le 3 sorprese migliori del 2020
3 – Le intermittenze della morte di José Saramago
Cosa succederebbe se un giorno la morte cominciasse a fare gli scherzi e la gente non andasse più all’altro mondo? Questo di Saramago credo sia un libro molto bello, con uno stile particolarissimo. Una riflessione, amara ma anche divertente, sulla vita e, soprattutto, sulla morte.
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2 – Non avevo capito niente di Diego De Silva
Nei romanzi, spesso, la voce narrante vale più della storia in sé. Vincenzo Malinconico, il protagonista figlio della penna di De Silva, è un bravo ragazzo. Gli si vuole bene, senza un motivo particolare.
1 – Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese
Napoli è uno strano posto. Puoi amarlo o odiarlo visceralmente. Oppure puoi raccontarlo. Ecco, la Ortese lo fa in un modo letterariamente bellissimo nel Mare non bagna Napoli, lontano dai luoghi comuni. Di certo tra i migliori libri che ho letto nel 2020. Lo sconsiglio, però, agli ultras di Napoli. Potrebbero non apprezzarlo.
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