Michela Murgia, morta a 51 anni il 10 agosto 2023, è spesso balzata agli onori della cronaca (o, per meglio dire, dei social) a causa delle sue posizioni sul femminismo e contro il maschilismo imperante. Spesso ho provato un certo fastidio nel leggere distrattamente alcune sue frasi riportate nei titoli dei giornali o riproposte indirettamente in altre discussioni. Però, leggendo il suo breve saggio intitolato Stai zitta, pubblicato da Einaudi nel 2021, ho trovato una Michela Murgia molto meno “respingente” di quanto pensassi. Anche perché molte sue argomentazioni sono condivisibili e inappuntabili. In questo articolo provo a spiegare cosa ne penso di Stai zitta, di Michela Murgia e del femminismo.
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Indice
Michela Murgia, Stai zitta e il femminismo
Perché ho letto Stai zitta di Michela Murgia
In una puntata del podcast di Fedez, Muschio selvaggio, Michela Murgia dà una serie di risposte molto convincenti riguardo il “fastidio” che si prova nell’ascoltare le posizioni di una parte marginalizzata, anche nel caso in cui si sia disposti ad ascoltare le sue ragioni. Ecco cosa dice Michela Murgia a Fedez:
“Se tu fossi nero e cercassi di trasferirmi il tuo senso di marginalizzazione io potrei capirti con la testa, ma non posso capirti con la carne perché non l’ho mai vissuta”.
“Negare la discriminazione dell’altro, nei termini in cui l’altro la vive, è un modo di esercitare il privilegio. Se il modo in cui pongo il mio femminismo non desse fastidio a chi vive dentro il privilegio causato dal sistema patriarcale, penserei di non star facendo un buon attivismo. Quello che dico deve dare fastidio. Se non c’è il disagio, non c’è efficacia”.
“Io comunico alle altre persone discriminate e dico loro: sei capito, sei capita. Farsi gradire dalle persone di cui vuoi mettere in discussione il privilegio non è un obiettivo. Quella categoria naturalmente deve detestarti, perché stai mettendo in discussione cose che per loro sono assolutamente pacifiche”.
Vista in quest’ottica, la battaglia femminista diventa molto più comprensibile, così come tutte le battaglie delle minoranze religiose, sessuali e razziali. Anche per questo ho deciso di leggere Stai zitta.
Di cosa parla
In questo breve saggio di un centinaio di pagine, Michela Murgia racconta la discriminazione femminile e la supremazia dell’uomo attraverso l’analisi e il commento di una serie di frasi più o meno evidentemente maschiliste. L’obiettivo dell’autrice è far emergere il non detto che si cela dietro ognuna di queste affermazioni. Si parte dallo “Stai zitta” che dà il titolo al libro per arrivare a “Era solo un complimento”, passando per “Spaventi gli uomini” e “Le donne sono le peggiori nemiche di altre donne”.
I temi trattati sono molti. Nella prima parte del libro si parla ampiamente dei problemi linguistici e del fatto che le donne in posizioni di vertice sono pochissime. Inoltre, Michela Murgia affronta il tema della donna sempre incasellata nel ruolo di madre, anche se le cose per cui è diventata importante sono altre (vedi Samantha Cristoforetti). Ma a mio avviso la parte del libro più riuscita e interessante è la seconda.
Se nei primi capitoli mi è parso di trovare le solite (e sacrosante) verità riguardanti la marginalizzazione femminile, negli ultimi capitoli ho trovato una serie di argomentazioni che ribaltano in modo efficace le banalità a cui anche io ho inconsapevolmente creduto. Ad esempio, dire che le polemiche femministe potrebbero essere anche meno rumorose e pungenti è solo un modo per provare a mettere in secondo piano il tema principale, cioè la sottomissione femminile imposta dalla società (da sempre guidata da uomini).
Donne vs donne
Spesso si sentono le stesse donne criticare certe “esagerazioni” femministe, ma in realtà è solo l’ennesimo esempio di come una cultura che da sempre ha messo al centro il maschio abbia condizionato più o meno inconsciamente anche le femmine. Secondo Michela Murgia, le divergenze tra donne vengono enfatizzate dal patriarcato con l’obiettivo di “nutrire la leggenda delle donne che si detestano”.
Gli esempi potrebbero continuare, ma vorrei concludere con una delle questioni che più “preoccupano” il genere maschile: il cosiddetto cat calling, cioè gli apprezzamenti sguaiati e non richiesti fatti alle donne. Michela Murgia sottolinea che nessuna donna vuole eliminare i complimenti e le parole di interesse che un uomo può rivolgerle. Semplicemente, ci sono contesti e contesti. In una situazione in cui l’uomo ha un potere maggiore della donna, fare un complimento è inopportuno e rischia di essere anche una forma di violenza. Fare un complimento a una donna con cui stai andando in discoteca, invece, è assolutamente legittimo. Inoltre, riguardo gli apprezzamenti urlati in strada, gli uomini dovrebbero capire che non è necessario comunicare la propria approvazione nei confronti di una donna attraente.
Come è scritto
Dal punto di vista stilistico, Stai zitta è molto semplice e volutamente agile. Ci sono pochissime note a piè pagina con i riferimenti bibliografici e c’è una certa vaghezza nella citazione di ricerche e statistiche, ma appare chiaro che sia tutto voluto. Michela Murgia ha l’obiettivo di essere il più leggibile possibile per arrivare al pubblico più ampio possibile. Stai zitta non è un saggio accademico, ma un pamphlet polemico che ha l’obiettivo di risvegliare le coscienze soprattutto delle donne. Ma anche degli uomini.
I capitoli e i paragrafi sono brevi e vengono spesso introdotti da alcune frasi e luoghi comuni, con l’obiettivo di smontarle con argomentazioni che provano a rovesciare il ragionamento, sempre con l’intento di far emergere il modo di pensare maschile che c’è dietro certe asserzioni.
Siamo ovviamente lontani dallo stile letterario di un bellissimo romanzo come Accabadora, grazie al quale Michela Murgia vinse il premio Campiello nel 2010 e di cui consiglio caldamente la lettura.
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Una citazione di Stai zitta di Michela Murgia
Prima di chiudere, voglio riportare una citazione di Stai zitta in cui Michela Murgia risponde in maniera assolutamente convincente a chi dice che in realtà anche gli uomini sono discriminati. Ecco cosa scrive:
“Nel mondo in cui viviamo, un povero sarà sempre più discriminato di un ricco, così come un uomo di colore subirà certamente più ingiustizie di uno di pelle bianca, né serve uno statistico per intuire che un maschio piacente avrà maggiori opportunità di riuscita sessuale di quante ne abbia uno che non rientra nello standard estetico del suo tempo. Nessuna di queste marginalizzazioni individuali può essere usata come bilanciamento del sistema di discriminazione che da secoli nega i diritti alle donne, a tutte le donne, solo in quanto appartenenti al genere femminile”.
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Cosa ne penso, in conclusione
Stai zitta di Michela Murgia è un libro che in una forma breve e facilmente leggibile mette a nudo una serie di contraddizioni presenti nel nostro sistema sociale. Il patriarcato ha davvero profondamente condizionato le strutture culturali e psicologiche di ognuno di noi, soprattutto dove non immagineremmo. L’autrice sarda ha scritto un libro che smonta pezzo per pezzo una serie di luoghi comuni e illumina i lati oscuri di alcune argomentazioni, anche quelle in buona fede. Leggendolo di prima mano, il suo femminismo non è “respingente” come immaginavo.