Le otto montagne di Paolo Cognetti è come quei frutti con poca polpa e un nocciolo centrale enorme. Una storia con pochi fatti e la montagna come vera e propria protagonista. Eppure questo libro che a me è parso così insapore, pubblicato da Einaudi nel 2016, ha vinto il Premio Strega nel 2017 e nel 2022 è diventato un film. Sono troppo duro, forse? In questo articolo provo a spiegare perché Le otto montagne di Paolo Cognetti non mi ha convinto per niente.
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Indice
Le otto montagne di Paolo Cognetti, perché mi ha deluso
Perché ho letto Le otto montagne di Paolo Cognetti
Il motivo principale per cui ho letto Le otto montagne è proprio la grande notorietà del romanzo. Non ero stato colpito dalla storia o dall’ambientazione, anche se la vita di montagna mi affascina molto. Ma quando il libro vinse il Premio Strega nel 2017, soffiandolo alla favorita della vigilia, Teresa Ciabatti con La più amata, un po’ di curiosità mi venne. In seguito il libro è precipitato in fondo alle mie priorità e ho deciso di recuperarlo solo dopo l’uscita del film. Viste le tante recensioni positive che si leggevano in giro, pensavo di andare a colpo sicuro su un romanzo bello e appassionante. Mi sbagliavo.
Cosa racconta Le otto montagne di Paolo Cognetti
Le otto montagne di Paolo Cognetti, come dice lo stesso autore, racconta la storia di “due amici e di una montagna”. Pietro è un ragazzo di città che ogni anno va in Val d’Aosta con i genitori, precisamente nel paesino di Grana. Proprio lì incontra Bruno, che la città non l’ha mai vista e ha sempre vissuto tra pascoli, alture e case abbandonate. La narrazione si concentra su questo rapporto che evolve nel corso degli anni: infatti seguiamo i personaggi dalla primissima adolescenza all’età adulta.
Durante la storia accadono varie cose, ma di vere svolte non ce ne sono. A ogni nuovo paragrafo speravo ci fosse un guizzo, una zampata che mi risvegliasse dal torpore (e dalla noia), ma nulla. Appena succede qualcosa che sembra cominci a movimentare il racconto, si ritorna alla calma piatta. Il romanzo è fatto tutto di atmosfera e ambientazione. Se in un libro cercate fatti, eventi, personaggi, storie, qui non li troverete. Se amate le descrizioni e la costruzione lenta dell’atmosfera, allora forse è un libro che potreste apprezzare.
Come è scritto
La storia ha un narratore autodiegetico (cioè un personaggio racconta in prima persona la propria storia): si tratta di Pietro, il ragazzo di città. Il punto di vista che emerge è quello di chi ama la montagna e ci racconta praticamente solo ciò che è legato a quel luogo. Le descrizioni dell’ambiente montano, delle creste, dei ruscelli, della vegetazione, sono numerosissime e prendono gran parte dei 12 capitoli in cui è diviso il romanzo. I dialoghi sono pochi e non brillano per acutezza, mentre i ritratti dei personaggi con le loro vite, il loro passato, i loro problemi, sono quasi sempre privi di mordente. Lo stile, in generale, non mi è sembrato particolarmente originale: non è né barocco, né minimalista. Una via di mezzo che rende la scrittura delle Otto montagne fin troppo piatta e poco riconoscibile.
Non mancano alcune belle riflessioni e qualche parte narrativamente riuscita, ma in generale le cose che avrei voluto che l’autore approfondisse vengono trattate in maniera frettolosa, mentre ciò di cui non mi importava nulla ha un peso enorme nell’economia dell’opera. Insomma, Cognetti ha fatto una serie di scelte che possono avere senso nel suo disegno, ma che mi hanno lasciato abbastanza indifferente.
Una citazione da Le otto montagne
Anche se nel complesso il romanzo mi ha lasciato indifferente e a tratti mi ha anche annoiato, voglio riportare una citazione che invece mi è molto piaciuta. Se ci fossero stati più passi come questo, avrei di certo apprezzato maggiormente l’opera di Cognetti. Ecco:
“Negli ultimi tempi mi ero rintanato in un angolo da cui osservavo la nostra vita familiare con un occhio impietoso. Le abitudini inestirpabili dei miei genitori, le innocue sfuriate di mio padre e i trucchi con cui mia madre le arginava, le piccole prepotenze e i sotterfugi a cui non si accorgevano di ricorrere. Lui emotivo, autoritario, insofferente, lei forte e tranquilla e conservatrice. Il modo rassicurante di fare sempre la stessa parte sapendo che l’altro farà la sua: non erano vere discussioni le loro, ma recite di cui ogni volta prevedevo il finale, e in quella gabbia finivo per essere rinchiuso anch’io. Mi era venuta l’urgenza di fuggire da lì. Però non ero mai riuscito a dirlo: mai che mi uscisse una parola di bocca, non una volta che la mia voce protestasse su alcunché[...]”.
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Cosa ne penso, in conclusione
Le otto montagne di Paolo Cognetti è un romanzo che mi ha molto deluso. Ero partito con aspettative altissime che non sono state minimamente soddisfatte. Mi rendo conto che molte scelte dell’autore possano avere una loro coerenza nel disegno complessivo, ma penso che ciò abbia avuto pesanti conseguenze sul ritmo narrativo e sulla piacevolezza di lettura. Agli amanti delle descrizioni e delle ambientazioni, questo libro potrebbe piacere. Agli amanti dei fatti, dei particolari narrativi, delle mille storie dietro ogni personaggio, questo libro apparirà solo noioso.