Sulla copertina di Alabama, romanzo di Alessandro Barbero, pubblicato da Sellerio nel 2021, c’è una foto con un vecchio signore ben vestito e con lunghi baffi, seduto su una sedia a dondolo, con il cappello in una mano e il bastone da passeggio nell’altra. È una foto d’archivio, non ci sono riferimenti su dove e quando sia stata scattata, ma credo sia davvero perfetta per questo romanzo. Il narratore principale della storia, infatti, è proprio un vecchio signore, uno di quelli che ha vissuto la guerra e te la racconta come se fosse accaduta ieri. La guerra di cui si parla è quella di secessione americana, combattuta tra gli stati del nord e quelli del sud tra il 1861 e il 1865. Lo storico Alessandro Barbero ci fa rivivere con dovizia di particolari questo conflitto in un romanzo dal grande valore letterario. In questo articolo provo a spiegare perché Alabama è un libro da leggere.
Prima di andare avanti, iscriviti alla newsletter del blog
Indice
Alabama di Barbero, perché leggerlo
Perché ho letto Alabama di Barbero
Nel giugno del 2021, in Italia eravamo appena usciti dalle restrizioni più dure messe in campo dal governo per limitare i danni della pandemia di Covid-19. I bar e i ristoranti da poche settimane avevano cominciato a riaprire di sera e il coprifuoco era stato appena abolito. La presentazione del romanzo di Alessandro Barbero che si tenne a Torino nei padiglioni di Lingotto Fiere (dove si svolge anche il Salone del libro) fu il primo evento in cui erano presenti centinaia di persone al quale partecipai da inizio 2020, quando vennero introdotte le prime misure di contenimento del virus Sars-Cov-2.
In quell’occasione, a presentare il romanzo di Barbero fu Giuseppe Culicchia. Durante la conversazione emerse un tema molto interessante: le ragioni degli sconfitti, di quelli che nella storia vengono considerati i cattivi, in fondo potrebbero essere molto più convincenti di quanto potevamo credere. La verità è sempre più complicata e se vediamo le cose da vicino, rischiamo di provare empatia anche per le persone apparentemente più spregevoli. Anche loro ci sembrano profondamente umane e, in fondo, con i loro buoni motivi.
Questo tema mi ha sempre affascinato e quindi la curiosità nei confronti di Alabama dopo quell’incontro crebbe molto. A distanza di qualche anno, sono riuscito a leggerlo e sono rimasto molto soddisfatto dalla lettura.
Cosa racconta Alabama di Barbero
Come detto, il romanzo è ambientato durante la Guerra di secessione americana. Ma il conflitto tra nordisti e sudisti non viene raccontato con lo sguardo dall’alto che di solito si trova nei libri di storia, bensì seguiamo la vicenda con gli occhi di Dick Stanton, un vecchio reduce, non particolarmente istruito, che faceva parte delle milizie della Confederazione degli stati del sud (tra i quali c’è anche l’Alabama che dà il titolo al romanzo). L’escamotage narrativo che tiene insieme la narrazione del vecchio reduce è molto semplice. Una ragazza, studiosa della Guerra di secessione, va a intervistare l’anziano Stanton, il quale pare sia uno degli ultimi testimoni di una strage di neri avvenuta durate le battute finali del conflitto civile.
La parlata di Dick Stanton
Praticamente l’intero romanzo si concentra sulle parole del veterano di guerra, grazie al quale seguiamo le vicissitudini di un manipolo di soldati, profondamente razzisti, ma che in fondo hanno anche un certo rispetto per i loro schiavi. Proprio lo schiavismo, infatti, fu uno dei motivi per cui nacque la guerra, ma ascoltando la storia dalla voce di uno schiavista ci rendiamo conto che in fondo dietro certi comportamenti assolutamente deprecabili c’erano persone semplici, legate alla terra: non mostri consapevolmente riprovevoli. Barbero, attraverso la voce del suo personaggio, ci mostra le azioni più terribili, ma ci fa vedere anche l’umana semplicità di quelle persone, immergendoci in un fiume di storie davvero coinvolgente.
I litigi, le angherie, gli imbrogli, gli affari, gli affetti e le morti dei tanti personaggi di cui veniamo a sapere sono così ben amalgamati ad alcune scene di guerra che è difficile mettere giù il racconto, presi dalla voglia di continuare. Seguire queste storie così bizzarre, così buffe, ma anche così raccapriccianti è una goduria per il lettore. A patto di accettare una scrittura molto particolare.
Come è scritto Alabama di Barbero
Una delle caratteristiche più evidenti in Alabama di Barbero è lo stile. L’autore torinese ha ricreato sulla pagina scritta la parlata orale di un vecchio non molto colto. Ripetizioni, interruzioni improvvise, riprese, forzature grammaticali: sono presenti in gran numero nel racconto in prima persona di Dick Stanton. Non è facilissimo seguire questo fiume di parole, perché vengono usate molte virgole e qualche punto e virgola, ma pochissimi punti. Inoltre, non c’è una divisione in paragrafi con capoversi che aiuterebbero il lettore a orientarsi in questo lungo monologo. Una scelta coraggiosa che potrebbe allontanare i lettori meno inclini alla fatica. Ci vuole molta concentrazione per apprezzare il racconto costruito da Barbero, ma per quelli che sono disposti anche a ritornare indietro su alcuni passaggi per non perdersi nulla sarà una lettura che regalerà molte soddisfazioni.
Nel romanzo ci sono anche delle pagine al temine di ognuno dei 20 capitoli in cui il narratore diventa esterno e il punto di vista si sposta sulla studentessa che ascolta l’anziano soldato. Molti lettori hanno criticato la scelta di inserire queste pagine, ma credo che a conti fatti non tolgano nulla alla qualità narrativa e stilistica del romanzo.
Altri romanzi con uno stile particolare
Non è la prima volta che leggo un libro in cui il narratore si esprime con una parlata così strana e manieristica, lontana dalla scrittura standard alla quale siamo abituati. Cito solo due romanzi in cui ho trovato uno stile per certi versi analogo: Le avventura di Guizzardi di Gianni Celati (1973) e Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio di Remo Rapino (2019), vincitore del Premio Campiello nel 2020. Entrambi romanzi molto particolari, in cui oltre alle stranezze della lingua parlata si aggiunge anche l’utilizzo di una forma molto particolare di dialetto (nel primo emiliano, nel secondo abruzzese). La forza narrativa di questi romanzi è pari a quella che Barbero riesce a mettere in Alabama e nella parlata di Dick Stanton.
Una citazione
Per capire fino in fondo di che tipo di scrittura sto parlando, riporto qui sotto l’incipit di Alabama. Il romanzo comincia con una domanda retorica, proprio per farci capire che siamo nel mezzo di una conversazione che ha l’obiettivo di capire qualcosa in più di una misteriosa strage di neri. Si intuisce subito che la divagazione e il racconto di minuzie sono la caratteristica principale di una voce narrante di grande capacità affabulatoria.
"Se me lo ricordo? Eh, direi che me lo ricordo. Non mi sono mica bevuto il cervello in tutti questi anni, nossignora, non io. Me lo ricordo benissimo. Stavo leggendo il giornale, e mi rammento anche quale, l'Araldo di Richmond, proprio così; non ho mai più visto tante bugie stampate su un foglio di carta, da allora. Me ne stavo lì seduto su una cassa di gallette, e leggevo il giornale; c'era Joe McLaughlin, e forse qualcun altro, ma quelli non me li ricordo, invece di Joe McLaughlin me ne ricordo eccome, che ci metterei la mano sul fuoco. Stava lì seduto, anche lui, su un'altra cassa di gallette; ne avevamo un mucchio di quelle casse, allora, col bravo marchio, U.S. Army, perché qualcuno le aveva fregate agli yankees, un intero convoglio. Chi non l'ha mangiata, la galletta degli yankees, non può sapere che cos'era. Bisognava lasciarla a bagno nell'acqua, e poi friggerla nel grasso, prima di assaggiarla, e anche così, se non stavi attento, ci lasciavi i denti. Eppure quando c'era la mangiavamo eccome!"
Cosa ne penso, in conclusione
Con Alabama, Alessandro Barbero ritorna a vestire i panni del romanziere, abbandonando solo momentaneamente quelli dello storico. Non è una novità per lui, visto che nel 1996 il Premio Strega lo vinse proprio grazie a un romanzo. E il piglio da grande narratore e fine letterato c’è tutto in Alabama: un esperimento narrativo e stilistico di pregevole fattura. Il lettore che è disposto a fare un po’ di fatica, si troverà davanti un romanzo fluviale con tantissimi fatti ed eventi minimi, raccontati in modo assolutamente coinvolgente. Se non si conoscono i dettagli della Guerra di secessione americana, non bisogna aver paura: si viene risucchiati in un fiume di racconti che mostrano l’umanità presente dietro le più barbare azioni. Un romanzo a tratti divertente, a tratti terrificante, ma sempre di grande qualità letteraria.