The Founder non è certo un capolavoro, ma è un film molto piacevole da vedere ed è un’ottima occasione per riflettere sul capitalismo americano. Al centro della narrazione c’è la storia di come un piccolo ristorante di provincia, fondato dai fratelli McDonald, si sia trasformato in una delle più grandi multinazionali al mondo. Ma è anche una storia di soprusi e violenza. Non fisica, ma psicologica, legale ed economica. Quella che viene definita nel film “perseveranza”, nei fatti non è altro che prevaricazione.
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La storia di McDonald’s
Prima di vedere The Founder, non conoscevo la storia di McDonald’s ed in effetti – come sottolinea la recensione di intrattenimento.eu – è per certi aspetti simile a quella di Facebook, raccontata nel film The Social Network. Il succo comune è lo stesso: non sono i creatori dell’idea a sfruttarne i benefici, ma una terza persona che fiuta l’occasione e ne approfitta. Nello stesso filone narrativo rientra anche il film I pirati di Silicon Valley in cui viene raccontata la storia di come Bill Gates e Steve Jobs creano rispettivamente Windows e Macintosh.
Come nasce una multinazionale
Ma torniamo a The Founder. L’idea della multinazionale di panini più famosa al mondo nasce a San Bernardino, in California. In modo del tutto casuale, un mediocre venditore di frullatori, Ray Kroc (interpretato da Michael Keaton), incontra i fratelli McDonald e il loro ristorante che applica alla produzione di panini gli stessi meccanismi della catena di montaggio. I McDonald, però, non hanno grandi aspirazioni, vogliono mantenere alta la qualità dei loro prodotti e non sono intenzionati a rischiare. È Ray Kroc ad avere l’illuminazione e a fare il lungo lavoro che poi porterà quel ristorante ad essere solo il primo di altre decine di migliaia che poi verranno aperti in tutto il mondo.
Perseveranza, ovvero smania di potere e ricchezza
Per riuscire a fare ciò, però, Kroc sfrutterà ogni mezzo a propria disposizione, con l’obiettivo di raggiungere il successo economico e personale. Kroc è un uomo di mezza età, di quelli che hanno sempre avuto grandi aspirazioni, ma che nei fatti hanno sempre seguito idee che si sono rivelate poco più che sufficienti a permettergli una vita dignitosa. Il film ruota tutto intorno a questo personaggio, emblema del sogno americano: l’uomo che grazie alla “perseveranza” riesce a raggiungere il successo. Ovviamente dietro questa “perseveranza” si nasconde una smania di potere e ricchezza che è l’unico obiettivo di vita di Kroc. In fondo, questo è anche l’unico obiettivo che insegna a perseguire il capitalismo, in particolare quello sviluppatosi negli Usa.
Il grande sogno americano
Vittime di questa scalata sociale ed economica sono i fratelli McDonald, Mac e Dick, che oltre al danno alla fine subiscono anche la beffa, distrutti dalla foga di Kroc. Le tinte con cui il regista John Lee Hancock dipinge questa storia non sono certo fosche, ma nonostante ciò sono evidenti le sottolineature su alcuni aspetti oscuri: non so se sia un voluto intento critico, ma di certo l’effetto è quello di attirare l’attenzione su determinati meccanismi malati del grande sogno americano.