Se un libro si dovesse giudicare dalla copertina, il mio voto a Trust di Hernan Diaz sarebbe il massimo. Più volte durante la lettura chiudevo il romanzo e mi mettevo a osservare il suo verde ipnotico, così simile al colore delle banconote americane. E in effetti Trust parla proprio di soldi, ma non solo: si tratta di una grande e coinvolgente riflessione sulla forza delle storie e di come queste possano smontare e rimontare la realtà. È il secondo romanzo dell’autore – di origini argentine, ma ormai stabilmente negli Stati Uniti – pubblicato in Italia nel 2022 da Feltrinelli e vincitore nel 2023 del Premio Pulitzer per la narrativa, uno dei più prestigiosi premi letterari del mondo. Infatti, oltre la bellissima copertina c’è un romanzo sostanzioso, ricco di storie e assolutamente piacevole. In questo articolo provo a spiegare perché è un gran bel libro, ma forse non il capolavoro che molti hanno descritto.
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Indice
Trust di Hernan Diaz: una recensione
Perché ho letto Trust di Hernan Diaz
Spesso leggo libri che vengono consigliati da alcuni book influencer che stimo e di cui mi fido. Così, quando ho visto che Ilenia Zodiaco e Tegamini hanno inserito Trust tra le migliori letture del 2022 l’ho subito messo in lista tra i libri da recuperare. L’opera di Hernan Diaz è stata inserita anche in molte classifiche di giornali americani tra le migliori pubblicazioni dell’anno: Washington post, New York Times e The New Yorker, tra gli altri. Non a caso, ha poi vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2023. Inoltre, il tema della finanza, del crollo di Wall Street e di come funzionano i soldi mi interessa molto e quindi appena possibile mi sono lanciato in questa lettura.
Cosa racconta Trust di Hernan Diaz
Trust di Hernan Diaz racconta la storia del ricco finanziere Andrew Bevel e della sua mansueta moglie, Mildred. Nella finzione letteraria, Bevel è un importante uomo d’affari di Wall Street che si è molto arricchito negli anni precedenti al crollo del ’29. Gira voce, però, che sia tra i responsabili di questa tragedia finanziaria, nella quale moltissime famiglie statunitensi si trovano improvvisamente coinvolte. Insomma, si tratta di un racconto al centro del quale ci sono domande insistenti per la nostra epoca: esiste davvero il merito? i ricchi sono disonesti? la finanza è davvero utile per la vita delle persone?
Poi nella storia entrano in gioco anche altri due personaggi: Ida Partenza, la segretaria di Bevel, e, indirettamente, il romanziere Harold Vanner. Quest’ultimo ha pubblicato un libro direttamente ispirato alla storia del ricco finanziere e di sua moglie, ma il “lupo” di Wall Street non si riconosce in quella narrazione e per questo assume Ida Partenza, una dattilografa figlia di un anarchico italo-americano. Ida, infatti, dovrà mettere in piedi l’autobiografia di Bevel, con l’obiettivo di creare una narrazione alternativa a quella del romanziere Vanner. E qui entra in gioco l’altro enorme tema esplorato da Hernan Diaz in Trust: raccontare storie ha un potere enorme perché può alterare la verità, piegandola a proprio piacimento e rovesciandola in modo netto. Se i soldi, la finanza e l’economia in generale si basano su un atto di fiducia, anche una storia si basa su ciò.
Come è scritto
La struttura di Trust è l’aspetto più intrigante del romanzo, formata da generi letterari diversi che però vanno a incastonarsi in un quadro narrativo ben orchestrato. Il libro è diviso in quattro parti. Si apre con il romanzo di Harold Vanner, intitolato Fortune; poi prosegue con La mia vita, l’autobiografia di Bevel; continua con Memorie nel ricordo, cioè il racconto di come quell’autobiografia è nata, scritto in prima persona dalla segretaria Ida Partenza; e si chiude con Fondazione, la raccolta dei diari di Mildred Bevel.
Ogni narrazione ha un punto di vista differente e la forza di Trust sta proprio nell’intreccio di questi diversi sguardi sulla stessa storia. Da un punto di vista stilistico, la prima e la terza parte (il romanzo di Vanner e il racconto della segretaria di Bevel) sono le più classiche: una storia con narratore esterno onnisciente e una cronaca memorialistica con narratore autodiegetico (cioè che racconta in prima persona la sua esperienza); mentre la seconda e la quarta parte di Trust (l’autobiografia di Bevel e la raccolta delle pagine di diario della moglie) si basano su un esperimento stilistico. Entrambe cercano di rappresentare in modo più o meno sperimentale dei testi inconclusi, fatti di appunti, abbreviazioni e interruzioni improvvise.
Problemi e punti di forza di Trust
Credo che un problema stilistico del romanzo sia proprio qui: mi è parso che alcuni pezzi fossero stati scritti con l’intenzione di creare un certo effetto che a me, devo essere sincero, non è arrivato. Mi è sembrato più una prova stilistica (soprattutto il diario di Mildred) che un testo che valesse la pena di essere letto in quella forma così particolare.
Un punto di forza del romanzo, invece, credo sia il ritmo narrativo. Grazie a dei capitoli brevi e a una certa curiosità che nasce nel lettore proprio in virtù di una struttura narrativa così particolare, Hernan Diaz riesce a tenere alto l’interesse e l’attenzione di chi legge. Una qualità che apprezzo molto in un romanzo e che purtroppo non è così facile trovare.
Se si ha voglia di andare avanti pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, è per capire quale sia il vero volto di Andrew Bevel e di sua moglie Mildred, ma arrivato alla fine sono rimasto abbastanza deluso. Ho trovato la risoluzione finale non particolarmente convincente e non all’altezza delle aspettative che lo stesso autore ha creato nel lettore.
Cosa ne penso, in conclusione
Trust di Hernan Diaz è un romanzo che nel complesso mi è piaciuto. Certo, sono rimasto deluso da alcune scelte stilistiche un po’ forzate e da un finale che non mi ha pienamente soddisfatto; ma la piacevolezza della prima parte e la generale forza narrativa del romanzo non sono assolutamente facili da trovare in giro. Tra i temi trattati, quelli riguardanti i soldi e la finanza mi sono parsi interessanti ma abbastanza scontati; di assoluto valore, invece, è il legame tra fiducia, soldi e narrazioni: il vero punto focale di tutto il libro.