Il Natale di Poirot, un giallo per le feste di Agatha Christie

Il Natale di Poirot
Agatha Christie, Il Natale di Poirot, Mondadori, pp. 209

A Natale siamo tutti più buoni, dobbiamo volerci bene e stare vicino ai nostri cari. Queste e altre frasi di circostanza, magari accompagnate dalla lettura consolatoria del Canto di Natale di Dickens, caratterizzano il periodo natalizio.

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“Tutta una grande ipocrisia”, direbbe invece Hercule Poirot, l’investigatore belga nato dalla penna di Agatha Christie. E, in effetti, la storia raccontata nel romanzo Il Natale di Poirot, pubblicato nel 1938, non è proprio la classica storia piena di buoni sentimenti che ci si aspetterebbe ambientata nel giorno più atteso dell’anno.

Una storia familiare

Ovviamente al centro della storia c’è un omicidio. Ad essere assassinato è Simeon Lee, il vecchio patriarca di una famiglia inglese riunita nella sua villa in campagna proprio per festeggiare il Natale. Il problema è che la presenza di tutti i figli nella casa paterna non è proprio motivata da sinceri sentimenti di fratellanza. Sono invece profondi e antichi i dissapori che serpeggiano tra i familiari, mogli comprese. Chiunque in quella casa avrebbe potuto uccidere il signor Lee. Mettiamoci poi che l’anziano viene trovato in una pozza di sangue, con la gola tagliata, in una camera chiusa dall’interno, e abbiamo tutti gli elementi per imbastire un bel giallo. Forse più inquietante del solito.

La struttura classica

Il romanzo di Agatha Christie rispetta la struttura di molti suoi libri precedenti, come spiega Marco Polillo nell’introduzione all’edizione Oscar Mondadori: presentazione dei personaggi, riunione in un unico luogo, delitto, interrogatori, ulteriore indagine di Poirot, scoperta di nuovi elementi, spiegazione e risoluzione del caso. Ma il problema non è tanto la struttura, quanto lo spazio che viene dato alle singole fasi della storia: un po’ troppe le pagine dedicate agli interrogatori, decisamente troppo sbrigativa la spiegazione dei motivi che hanno portato all’omicidio.

L’importanza della psicologia

Per quanto l’autrice sottolinei più volte, attraverso le parole di Poirot, l’importanza della psicologia dei personaggi nella risoluzione del caso, al momento della verità, quando cioè diventa necessario spiegare perché si è arrivati all’omicidio, il tutto si risolve in poche battute e il romanzo si chiude senza ulteriori spiegazioni.

Ecco, penso che la grande maestria della Christie nel costruire il marchingegno narrativo venga poi rovinata dalla mancanza di un adeguato approfondimento psicologico delle cause che hanno portato all’efferato omicidio. Purtroppo, nel Natale di Poirot c’è anche un ulteriore punto che, francamente, non mi è andato giù: il tema dell’ipocrisia natalizia, secondo me molto interessante e perturbante, viene trattato nella prima metà del libro e poi viene lasciato perdere, senza ulteriori approfondimenti.

Davvero un gran peccato.

Donato Riello

Autore

Donato Riello

Donato Riello è laureato in filologia moderna presso l'Università "Federico II" di Napoli e insegna lettere nelle scuole superiori. Ha collaborato con vari giornali, tra i quali "Il Mattino". Nella sua città, Caserta, ha fondato un circolo letterario: si chiama "Il ritrovo del lettore".

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