Abbandonare i libri, tra senso di colpa e necessità

Lo ammetto: abbandonare i libri non mi è mai piaciuto. Spesso mi sono sforzato fino al masochismo per arrivare alla fine di un volume che non mi stava convincendo o che addirittura mi stava annoiando. Negli ultimi tempi, però, mi sono convinto che, nonostante il senso di colpa, abbandonare una lettura non entusiasmante è una necessità per ogni lettore che si rispetti. Del resto, visto il tempo limitato che ognuno di noi ha a disposizione, impegnarsi in una lettura che non ci sta dando piacere è un peccato mortale. In questo articolo provo a spiegare perché credo che sia giusto abbandonare un libro e come ho superato il senso di colpa nel farlo.

Prima di andare avanti, iscriviti alla newsletter del blog

Indice

Un diritto del lettore: abbandonare un libro

Tra i diritti del lettore che Daniel Pennac ha esposto nel suo saggio Come un romanzo (Feltrinelli) ce ne sono due che mi hanno sempre colpito: saltare le pagine e non finire un libro. Quando lo lessi per la prima volta, rimasi un po’ perplesso: da giovane e acerbo lettore mi sembrava abbastanza inconcepibile e puerile fare quelle due cose, che l’autore francese inseriva addirittura tra i diritti di chi legge. Eppure, a distanza di anni, non posso che dare ragione a Pennac. Nel momento in cui la lettura di un libro smette di essere piacevole, allora è chiaro che è meglio lasciar perdere, piuttosto che legare sensazioni spiacevoli a un’attività così stimolante come la lettura.

Se sospettiamo di trovarci di fronte a un romanzo candidato all’abbandono, forse la cosa migliore da fare prima di mollarlo definitivamente è quella di saltare delle pagine leggendole in modo molto veloce per capire se poi la storia prende una piega migliore oppure si mantiene sullo stesso tono. Almeno così non avremmo nemmeno il rimpianto di aver abbandonato un libro che di lì a poche pagine avrebbe potuto coinvolgerci in una storia imperdibile.

I motivi per cui non abbandoniamo i libri

Credo che ci siano principalmente tre motivi per cui una persona è restia ad abbandonare un libro. Eccoli:

  • “L’ho comprato, ho speso dei soldi, lo devo finire”. È un falso problema, perché probabilmente abbiamo già in libreria un’enorme quantità di libri che non riusciremo a leggere. Se i soldi sono un problema, allora dobbiamo ricordarcene anche quando spendiamo uno sproposito per andare a mangiare fuori o comprare cose inutili online. Meglio buttare soldi in libri che in altro.
  • “Mi sta annoiando, ma viene considerato un capolavoro da tutti, devo arrivare alla fine”. È un problema che si presenta spesso, ma ripeterci che è un capolavoro non ci salverà dalla frustrazione e da un probabile blocco del lettore che di lì a poco ci colpirà. Meglio abbandonare un capolavoro per riprenderlo più avanti (o mai più), piuttosto che smettere di leggere o rischiare di andare molto a rilento per un tempo imprecisato.
  • “Prima di questo libro, l’autore era un mio idolo, non posso lasciarlo a metà”. Mi è capitato spesso di pensarlo, ma è assolutamente fisiologico che non tutta l’opera di un autore possa coinvolgerci allo stesso modo; alcuni libri ci piaceranno di meno, altri di più, ma non possiamo considerare un autore alla stregua di un dio. Altrimenti rischiamo di sacrificare in suo onore la nostra passione per la lettura.

Come superare il senso di colpa

Il senso di colpa che si prova nell’abbandonare un libro che non ci sta piacendo è un’esperienza comune a molti lettori. Nella mia vita sono molto pochi i libri che ho interrotto rispetto a quelli che ho letto proprio perché ero colpito da una specie di dolore ogni volta che dovevo gettare la spugna. Ho cominciato a superare questa paura tenendo a mente due constatazioni: i libri che ho a disposizione e il tempo limitato.

I libri a disposizione

Se penso all’enorme numero di libri che in un modo o nell’altro potrei leggere, c’è da mettersi le mani nei capelli. Come molti lettori, ho centinaia di libri nella mia libreria ancora da leggere. Talmente tanti che per smaltirli tutti mi servirebbe come minimo qualche anno. Inoltre, vivo in una città in cui le biblioteche pubbliche sono fornitissime e ci sono tantissimi luoghi dove comprare libri usati a poco prezzo. Quindi, potenzialmente, ho a disposizione davvero qualsiasi libro mi interessi. In questo mare di possibilità, abbandonare un libro diventa un semplice incidente di percorso: che senso ha incaponirsi, quando posso leggere qualcosa di meglio?

Il tempo

L’altro punto che mi ha convinto a superare il senso di colpa è il tempo. Quando si arriva alla consapevolezza che nel corso di una vita, per quanto lunga essa sia, non si potranno leggere tutti i libri che varrebbe la pena leggere (perché per nostra fortuna sono tantissimi), si arriva anche alla conclusione che abbandonare un romanzo che non ci sta convincendo forse potrebbe essere la scelta migliore. In questo modo possiamo cominciare un altro libro che potrebbe regalarci grandi soddisfazioni.

Abbandonare, non buttare

Infine, vale la pena ricordare che abbandonare non vuol dire buttare. Quel libro, se vorrò, potrò recuperarlo in futuro. Soprattutto se è di un autore che stimo oppure se è tra quei libri universalmente riconosciuti come capolavori: lo metto da parte, poi tra qualche settimana, mese o anno nessuno mi impedisce di riprenderlo in mano e dargli una seconda possibilità.

Donato Riello

Autore

Donato Riello

Donato Riello è laureato in filologia moderna presso l'Università "Federico II" di Napoli e insegna lettere nelle scuole superiori. Ha collaborato con vari giornali, tra i quali "Il Mattino". Nella sua città, Caserta, ha fondato un circolo letterario: si chiama "Il ritrovo del lettore".

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *